Questo blog vuole essere un luogo di condivisione aperto a tutti coloro che guardano alla vita come luogo di incontro fatto di piccole e grandi emozioni, a chi ha capacità di commuoversi, gioire, soffrire, a chi si sente in cammino su percorso di crescita che porti ogni uomo e donna ad incontrare la vita.

venerdì 21 maggio 2010


L'ALBERO DELLA VITA


L’albero della vita è un albero metaforico, simbolico, che indica il corpo fisico. Questo “albero” è duplice (Yin e Yang) , cioe' ha due funzioni, una quella di soprassedere alla Vita biologica e l’altra a quella della Conoscenza, il punto di vista spirituale messo nell’azione attraverso la mente concentrata ed attivata dalla volontà. Le polarità, le radici, la stabilità, la chioma, la leggerezza, il maschile e il femminile, la voce, il canto ed il silenzio, il ritmo e la lentezza, la meditazione consapevole in movimento. Esplorare gli opposti per far nascere il proprio albero fisico, emozionale e spirituale, per relazionarsi alla vita.

mercoledì 5 maggio 2010


...se per paura cercherete nell'amore unicamente la pace e il piacere,
Allora meglio sarà per voi coprire la vostra nudità e uscire dall'aia dell'amore,
Nel mondo senza stagioni, dove riderete ma non tutto il vostro riso e piangerete, ma non tutte le vostre lacrime.

L'amore non da nulla fuorché sé stesso e non attinge che da se stesso.
L'amore non possiede né vorrebbe essere posseduto;
Poiché l'amore basta all'amore.

Quando amate non dovreste dire:" Ho Dio nel cuore ", ma piuttosto, " Io sono nel cuore di Dio ".
E non crediate di guidare l'amore, perché se vi ritiene degni è lui che vi guida.

Kahlil Gibran

lunedì 12 aprile 2010

La presenza nella dimensione emozionale della relazione attraverso il contatto, il corpo col corpo che ci riporta a confini, peso, maschile e femminile, aggressività e assertività. Un approccio graduale che conduce alla conoscenza del nostro sé corporeo nell’incontro con sé e con l’altro riscoprendo il respiro, la pulsazione, la radice comune di ogni essere umano. Entrare in relazione con l’origine del nostro essere per nutrire la nostra presenza nel contatto, nella relazione.

domenica 4 aprile 2010


Non si ama mai qualcun altro; si ama ciò che c'è di se stessi in lui, o che si crede ci sia. F. Pessoa

venerdì 12 marzo 2010


“non si può parlare di uomo senza essere rimandato alla sua corporeità... Il nostro ingresso al mondo si attua infatti nel momento del nostro apparire come corpo……..è proprio il corpo che mi da la possibilità di agire, di tendere verso la realizzazione del mio possibile.” F. Basaglia

sabato 6 marzo 2010



Il modo in cui lo spirito è unito al corpo non può essere compreso dall'uomo, e tuttavia in questa unione consiste l'uomo. Sant'Agostino

domenica 28 febbraio 2010


"Lentamente muore chi diventa schiavo dell' abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia, chi non rischia,...
chi evia una passione,
chi preferisce i puntini sulle "i" piuttosto che un'insieme di emozioni,..
chi non capovolge il tavolo,
chi non viaggia, chi non legge,...
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,...
ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare..."
(Pablo Neruda)

Corso di Formazione in DANCE COUNSELING ASPIC 2010
Primo anno del Master di Formazione in Counselling Espressivo e Artiterapie organizzato dall'ASPIC di Roma. Il primo anno orientato alla Dancecounselling vi consente l'accesso al secondo anno del Master di formazione in Counselling Espressivo e Artiterapie.

Corpo a Corpo


I ritmi della coppia, una relazione a due dove poter incontrare simbolicamente figure diverse, dal partner alla madre, al padre, amico, fratello, sorella….come attraversare il ciclo vitale della coppia dalla sua fase di incontro alla dialettica di individuazione-appartenenza.
La coppia è un punto di incontro tra culture, un luogo in cui le personalità dei partner si relazionano, si scontrano, si modificano, si trasformano. Si rompono regole, si creano regole, si vive il rifiuto o l’accoglienza, la convivenza o la separazione.
Un laboratorio aperto a chiunque voglia esplorare dinamiche duali all’interno del gruppo e dove si può anche partecipare in coppia con il proprio partner.

mercoledì 24 febbraio 2010


“…è nell’incontro di corpi che la debolezza e la vulnerabilità diventano handicap. Ma questa ferita trova ancora in un incontro(di fraternità e cura) la possibilità di reggere la dipendenza e attraversarne la debolezza. La parola si rinsecchisce quando i segni non riescono a dare i significati condivisi, restano i corpi ad indicare altro.
Ci sono dei luoghi che più di altri chiedono ascolto, dove la parola fatica ad esprimere ciò che ascolta dalla vita e la vita rischia di essere abbandonata nel suo provare a trovare significato nell’attesa. Ci sono luoghi in cui tutto questo viene provato fino in fondo, nella disabilità e nel forte impaccio del corpo le parole non si articolano, Allora hanno la grande occasione di provare, forse di nuovo, a sentire quel silenzio della vita dal quale una parola capace di accogliere i vissuti deve continuamente tornare a nascere. Ma le nostre parole vogliono spiegare, prendere, segnare, emancipare,…Disimpariamo presto ad essere parole ciotola, in cui raccogliere la vita per come si dà. Forse solo nel corpo che non regge, nella passività, nei luoghi che costruiamo per ospitare le esperienze dell’umano fragile, dell’umano vulnerabile,..lì forse è possibile re-imparare l’ascolto del silenzio e del gesto di un corpo a corpo che serbi dignità, rispetto, fiducia…Il corpo fragile e segnato chiama il nostro sguardo, nello sguardo siamo capaci di far diventare guardare il vedere, allora lo sguardo è segno della capacità delle donne e degli uomini di cogliere accogliendo. Mentre quando osservi avanzi e definisci, quando guardi nello stupore e nell’essere chiamato al rispetto del mistero, è come se avanzasi indietreggiando..”
Ivo Lizzola

domenica 21 febbraio 2010






"Cogli ogni opportunità che ti da la vita perchè se
te la lasci sfuggire, ci vorrà molto tempo prima
che si ripresenti" P. Coelho

lunedì 8 febbraio 2010


Wilie il Coyote ed Elisa: dialogo sulla creatività


Wilie il Coyote ed Elisa: dialogo sulla creatività
La Commissione Europea ha dichiarato il 2009 Anno della Creatività e dell’Innovazione “L'Ospite Misterioso”, come lo definisce Salvo Pitruzzella nel suo libro Il Manifesto delle Idee pubblicato dalla Commissione, dice che questo Anno “mira ad accrescere la consapevolez......za dell’importanza della creatività e dell’innovazione in quanto competenze chiave per lo sviluppo personale, sociale ed economico”(http://www.create2009-italia.it/). Creatività come innovazione quindi, come qualcosa che genera qualcos’altro di nuovo originale….ma quanto è difficile essere creativi? Chuk Jones che ha creato Wile Coyote dice che per disegnare un coyote “devi averlo dentro di te. E devi tirarlo fuori. Animare significa evocare la vita. Come si fa? Bisogna scoprirla dentro di se”.
Questa affermazione mi ha sempre da un lato affascinato, ma dall’altro lasciato con un senso di vuoto…come faccio a scoprirla? Come si fa ad essere creativi incontrando la vita dentro di se? Parole che suonano come note per il serpente che danza davanti ad una musica ipnotica ma che appena il suono smette torna ad essere serpente che striscia….
Insegno a scuola, una scuola della periferia di Roma, insegnante di sostegno e mi prendendo cura dei ragazzi diversamente (?) abili come insegnante e come danzamovimentoterapeuta. E’ li che mi reco ogni mattina e incontro i ragazzi spesso per lavorare con il corpo, ed in quella realtà, mi è ancora meno chiaro come in situazione di difficoltà si possa cercare la creatività incontrando la vita dentro. Cosa vorrà dire? Qual è il senso di quelle parole?
Era poco prima di Natale e preparavamo l’albero addobbato con palline e strisce colorate, proponemmo ai ragazzi di ritagliare cartoncini a forma di palline per scriverci sopra un desiderio. Il solito regalo da chiedere a Babbo Natale forse, cellulari, play station….ed invece proprio li (non era la prima volta con loro per la verità) leggere quelle palline, dar voce a qui desideri diventava dare voce alla vita dentro che si rivela. Una su tutte Elisa (la chiamo così) in carrozzina da sempre scrive : vorrei correre insieme agli altri!. Negli occhi di tutti una luce, il cuore si stringe, la voce di un compagno le dice “ti voglio bene”, va verso di lei e l’abbraccia come si può abbracciare una ragazza in carrozzina, un corpo che si adatta ad un altro trovando una modalità creativa per superare un ostacolo che poneva una distanza, che non dava forma a quelle parole, a quel sentimento.
E proprio quell’adattarsi, quel cercare di dare forma a “ti voglio bene” mi da il senso dell’incontrare la vita dentro di se, dare una forma creativa ad una emozione che vive dentro.
Chissà se Wile Coyote ed Elisa si ìncontrassero cosa si direbbero, starebbero a raccontarsi di com’è correre sempre o non poterlo fare mai di cosa si può vedere stando fermi o cosa non si vede inseguendo sempre qualcosa che sta davanti a noi. Forse non si tratta troppo di inseguire qualcosa, che sia uccello o miraggio di illuminazione, o forse è proprio un miraggio quello a volte ci fa perdere di vista quello che si cerca.
Essere creativi mi chiedo, condurre una vita sana come Winnicott indicava, forse significa iniziare a dare valore ai gesti, alle emozioni che generano forme, e a cercare di viverla nella vita di tutti i giorni riconoscendola.
E’ quindi possibile esercitare questa parte creativa, darle spazio, dare forma a qualcosa che ci appartiene e che sta dentro (ora mi è più chiaro il senso).
Il difficile sta nel liberarla.
Come fare?

Fernando Battista

venerdì 5 febbraio 2010



IL CORPO EMOZIONATO NELLA RELAZIONE

La danzamovimentoterapia porta simbolicamente il corpo in gioco, nel gioco delle relazioni, delle affettività, delle emozioni. Ma di quale corpo parliamo? Quali relazioni affettive attraversiamo nella danza del corpo? Risondere a queste domande significa chiarire il senso del lavoro danzamovimentoterapeutico nella relazione d'aiuto come strumento di individuazione e trasformazione della persona, non alternativo al fallimento di altre modalità terapeutiche, ma strutturante per l'individuo nel suo percorso di crescita nella collettività.

L'articolo completo è pubblicato sul numero 9 della rivista NuoveArtiTerapie di febbraio 2010. Se sei interessato all'articolo o alla rivista vai sul sito www.nuoveartiterapie.net per le modalita di abbonamento.

Se hai avuto modo di leggere l'articolo, lascia un commento.

Fernando Battista

lunedì 1 febbraio 2010


FORMA DEL CORPO E RELAZIONE CREATIVA

Incontrarsi nella relazione attraverso un dialogo non verbale dove il contatto è con la forma che il corpo assume in un qualsiasi istante e ci rivela l’emozione in esso contenuta oltre il forma-le, dove uno sguardo, un incontro, una sensazione trova nel vissuto del corpo, nella forma di quest’ultimo un luogo di accoglienza e possibilità di restituzione.

Scoprire come la relazione con me stesso,con l’altro, prende forma fuori e dentro di me e come si manifesta all’esterno.

Danza come possibilità di dare forma all’incontro con l’altro, nel mondo

COS'E' LA DANZAMOVIMENTOTERAPIA?

"La danzamovimentoterapia è una modalità specifica di trattamento di una pluralità di manifestazioni della patologia psichica, somatica e relazionale, ma anche una suggestiva possibilità di positiva ricerca del benessere e di evoluzione personale.
La danzamovimentoterapia si è sviluppata nel continente americano, in Europa e in altre parti del mondo, diversificandosi in una pluralità di modelli e orientamenti teorici, tecnici e applicativi.
Nel nostro paese le prime esperienze, sin dall'inizio presenti anche in ambito istituzionale, risalgono agli anni '70. Da quell'epoca molta strada è stata percorsa, ad opera di numerose associazioni e scuole di formazione.
La danzamovimentoterapia, che si collega idealmente ad antiche tradizioni nelle quali la danza era un mezzo fondamentale nelle pratiche di guarigione, ripropone negli attuali contesti clinico-sociali le risorse del processo creativo, della danza e del movimento per promuovere l'integrazione psicofisica, relazionale e spirituale, il benessere e la qualità della vita della persona.
Associata di frequente con altre forme di cura, la danzamovimentoterapia trova applicazione nel trattamento di numerosi disturbi psichiatrici: dalle psicosi ai disturbi d'ansia e dell'umore, dalle malattie psicosomatiche ai disturbi del comportamento alimentare e alle tossicodipendenze.
La danzamovimentoterapia è inoltre una collaudata modalità di approccio a diverse forme di handicap psichico, fisico e sensoriale.
Al di là della dimensione terapeutica e riabilitativa, la danzamovimentoterapia esprime anche competenze e tecniche rivolte allo sviluppo delle risorse umane, alla prevenzione del disagio psicosociale, alla formazione e al lavoro educativo.
Nei più diversi contesti pubblici e privati (centri diurni, unità riabilitative, comunità terapeutiche, centri socio-educativi, ospedali, studi professionali, carceri, scuole, consultori…), la danzamovimentoterapia ha trovato terreno fertile per un lavoro basato sull'unità mente-corpo-relazione che incontra immediatamente il bisogno di salute della gente."(tratto da APID Associazione Professionale Italiana Danzamovimentoterapia; www.apid.it).

La danza da forma a tensioni, necessità fisiche, psichiche spirituali, vissuti profondi della memoria corporea che possono rivivere ed essere così riconosciuti. E’ uno strumento di consapevolezza e di rappresentazione, di comunicazione, trasformazione.

La dmt usa il movimento espressivo comunicativo per facilitare l’integrazione psicofisica dell’individuo.

La danza è anche una esperienza estetica perché si fonda su aspetti coreografici, ritmici,di forma, di peso, di tensione e rilassamento. Anche nei rituali sacri o danze di trance, sono riconoscibili delle forme, degli schemi, delle vere e proprie coreografie. Danza non solo catartica quindi ma che fa riferimento a tecniche che coinvolgono spazio, tempo, corpo, energia e qualità del movimento.

Nella dmt non si cerca la bellezza del gesto, ma piuttosto la sua forza comunicativa, la sua forza creativa. Tale forza ha come canovaccio la memoria corporea che detta la struttura coreografica, la relazione con gli altri attraverso uno stato di empatia corporea e cinestesica che consente di esplorare, integrare ed apprendere stili motori diversi dal proprio, condividere e scambiare emozioni, assimilare elementi che favoriscono una trasformazione, una evoluzione interiore, psicoemotiva.

Fernando Battista

DanzaMovimento Terapeuta APID
Counselor CNCP-ASPIC