Questo blog vuole essere un luogo di condivisione aperto a tutti coloro che guardano alla vita come luogo di incontro fatto di piccole e grandi emozioni, a chi ha capacità di commuoversi, gioire, soffrire, a chi si sente in cammino su percorso di crescita che porti ogni uomo e donna ad incontrare la vita.

venerdì 21 maggio 2010


L'ALBERO DELLA VITA


L’albero della vita è un albero metaforico, simbolico, che indica il corpo fisico. Questo “albero” è duplice (Yin e Yang) , cioe' ha due funzioni, una quella di soprassedere alla Vita biologica e l’altra a quella della Conoscenza, il punto di vista spirituale messo nell’azione attraverso la mente concentrata ed attivata dalla volontà. Le polarità, le radici, la stabilità, la chioma, la leggerezza, il maschile e il femminile, la voce, il canto ed il silenzio, il ritmo e la lentezza, la meditazione consapevole in movimento. Esplorare gli opposti per far nascere il proprio albero fisico, emozionale e spirituale, per relazionarsi alla vita.

15 commenti:

  1. ciao a tutti! sono molto contenta di essere tornata per questo secondo ciclo...già il primo incontro è stato emozionante!
    l'albero...un bel soggetto su cui lavorare.
    lunedì ci è stato chiesto di immaginare di essere un albero...qualsiasi albero volessimo e a me è subito saltato alla mente un bel ginepro, di quelli robusti che ho visto di recente sulle coste sarde..un albero solido con le radici conficcate in un terreno arido e roccioso e continuamente esposti alla forza del vento.
    poi abbiamo dovuto costruire un albero tutti insieme e dovendo scegliere se fare le radici, il fusto o la chioma, io ho scelto i rami, e la mia parola alla fine è stata vento...beh, strano! se me lo aveste chiesto prima di iniziare a ballare avrei sicuramente pensato a me come a un tronco e invece lì tra la musica e la compagnia giusta ho scelto i rami, la chioma che il vento fa ondeggiare a suo piacere.
    forse più che rappresentare quello che mi sento ho pensato a quello che vorrei essere, o forse in quel momento mi sono sentita davvero chioma, non so...
    la parola della settimana per me è stata flessibilità e guardandomi intorno nel mio giardino oggi mi torna in mente.
    grazie a tutti, a lunedì!
    francesca

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  2. Grazie Francesca della tua testimonianza, un bel passaggio, dal tronco alla esplorazione della chioma, il vento, la leggerezza.
    Buon cammino.
    Fernando

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  3. Ciao a tutti...
    L'ultima lezione per me è stata devvero profonda ed emozionante...ho fatto un intenso viaggio dentro di me...fino ad arrivare alle radici della mia vita, delle mie emozioni, della mia sofferenza...ed ho provato un grande senso di solitudine...poi la risorsa...la vita, l'altro che ti tende la mano, il gruppo che ti sostiene, il sole che torna a splendere nel cuore e la linfa che, da quelle stesse radici di solitudine, trae nutrimento dalla terra e inonda di vitalità e forza l'intero albero, fino alla chioma che leggera e frizzante danza in un cielo di amicizia e condivisione!!!
    Grazie Fernando!!!
    EMY

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  4. Lunedì 24 maggio.
    Scrivere sotto un lampione, aspettando un autobus per via Casilina. La notte fresca e i pesi addosso, la stanchezza e le ombre. Le cose che si affollano nella mente tutte insieme, chi riuscirà ad uscire? quale idea, quale emozione, quale fotografia. L’ultima forse, queste mani questi corpi protesi avanti, dentro una direzione un cammino, avanti, dentro se stessi e verso il centro, della vita, dell’Io, della relazione, del mondo.
    Mi piace pensare che siamo tutti strade, siamo i nostri passi, le orme la memoria, le ombre, mi piace pensare che questi passi camminano, nel cuore di sé, verso il cuore del mondo, del gruppo, di ogni universo possibile, mi piace guardare cosa resta intorno, ed è il tempo, il vento, la trasformazione di me che cambia volto e diventa profondità, ma non sprofonda, diventa vento ma non è vuota, si trasforma ma non si perde.
    E mi piace sentire questo ritmo lento che mi resta nei piedi, fermi ora, solidi e morbidi e forti, non mi fanno male ora mi sostengono, e il peso li attraversa, ed entra calore nella terra, ma cosa sono queste spine nel tronco, queste fitte acute come ferite, questi nodi che bruciano, del tronco della schiena delle spalle che cadono i rami, sono ulivo e porto antiche ferite ma la corteccia è morbida e mi srotolo intorno ai nodi e restano rughe e volute come danze e sono curve e anse, come fiume mi sciolgo e salgo ed è leggera questa chioma, mille riflessi d’argento.
    Mi sento anima.
    Però non trovo il centro, tutti si stringono, radici, ma io non sono radice, i piedi stanno, caldi e profondi nella terra, posso avvicinarmi, e vedo un cuore, solido e rosso e presente, nel centro di questo grande albero, e mi assomiglia, posso avvicinarmi allora, ed entrare, e stare fuori, sto nel cuore e nei piedi, e nei riflessi d’argento, sento le radici approfondirsi potenti, sento il respiro del centro, lontano percepisco il vento.
    E sgusciando via trovo questa parola, trasformazione, si arrotola con me e poi torna fuori, qualcosa che non ha un nome ancora o una forma ancora, ha un battito, un’energia, è impulso limpido, è vento liquido, e ritorna al suo cuore.

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  5. Lunedì 31 maggio.
    La mia parola è coraggio, viene lentamente e chiara, dalla fatica del silenzio, dalla solitudine e la paura, viene dalla terra nera, dai piedi abbandonati sulle gambe stanche che si fanno forti e stanno e spingono e salgono.
    Mi sono sentita densa, mi sono sentita vuota, affannata, senza una direzione un sogno una meta, dove sto andando? Non lo so, mi sto alzando.
    Ho incontrato piedi gentili e intensi e giocosi. Poi sono tornata sola, dentro di me, ed ero labirinti e buio, il buio che acceca ha riflessi azzurri, come il dolore.
    Ti sento gridare, perché non lo lasci stare? Come si fa a lasciar andare un’ossessione, un nodo del tempo, ogni giorno più stretto da oltre dieci anni.
    Alla fine cadono tante parole, vento contatto forza energia ‘paura’ sto sussurrando, solidità, fuoco albero radici, stabilità e instabilità, terra nera, penso, piedi mi dicono vicino, piedi piccoli e grandi e saldi e caldi, piedi freddi, piedi forti per il cammino, lasciami camminare.

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  6. Ho danzato e vissuto al di là di antichi e nuovi giudizi. E' bello tutte le volte potermi esprimere in questa dimensione di me e degli altri. Ho fluito dal pesante al leggero, dal forte al debole, senza rimanere pietrificato in nessuna di queste. Di solito mi è più difficile, non concedendomi la stessa libertà. Vi abbraccio

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  7. Al residenziale di fine mese ci sarò. Giuseppe

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  8. ...tramite i gesti rituali del fuoco son partite scintille che hanno acceso ritmi colori e forze,dentro cosi'come fuori....

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  9. Terra sotto di me, rotolo come un uovo appena venuto alla luce.Posso scivolare, strisciare, invertebrata e sentire il calore della terra. La sua solidità, i miei appoggi.Faccio leva ed ecco che accade... lascio che accada, mollo la presa e la testa, giù, sprofondo nelle percussioni, nel ritmo dei piedi e mani che disegnano onde e geometrie. Ora fuoco e ora fiamma, come su di un filo immaginario lunga a toccare il cielo. Danziamo l'incontro, l'unione degli opposti che si annusano, si tendono nella curva dello sguardo, cedono al peso, all'equilibrio che verrà.I nostri passi leggeri, decisi, primi passi di animale-bambino. Radici che raccontano di noi.Grazie Fernando per questo cammino, così come siamo, danzanti e sudati, grazie a tutti voi!! a lunedì...

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  10. grazie a voi! è sempre bello, bello,leggere le emozioni che restano, impigliate e soffiate via, frammmenti di sguardi e gesti, che raccontano storie...

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  11. ARANCIA...e che vado a pensare? No non è una parola pensata è più un flash, un fotogramma, un’immagine, che faccio la dico? Non è attinente al tema...avrei potuto dire radici, tronco oppure rami eppure sta lì è proprio un’arancia non ci sono dubbi e ora non posso negarla, che poi l’arancia non è neppure il mio frutto preferito. A che serve portarmi una parola, questa parola dentro? Ora capisco...mi viene da pensare ai carcerati, ho sempre sentito dire che gli si portano delle arance in cella, chissà perché proprio le arance e non le mele o le pere etc., etc., è che ho un estremo bisogno d’aria e il bianco e il nero scorrono senza sosta, veloci troppo veloci. Dietro di me c’è una poesia bellissima, la sua ombra è grande e mi sovrasta, non voglio spegnere la musica dentro di me non ora...il piano è silenzioso non suonerà stasera neanche al buio, sento che sto per salutare una parte di me che se ne va e io non voglio che vada, stanotte poi l’arancia mi parla e mi riporta alle mie origini, a una terra tanto bella quanto povera, un luogo pieno e vuoto allo stesso tempo, il luogo delle contraddizioni, una terra che ti spinge via eppure ti tiene legata a se, è un senso di appartenenza, è il sangue che ritorna al mare.
    Essere come un velo verde di tulle, riuscire a sostenere l’insostenibile leggerezza dell’essere, evaporare....non mi posso fermare, sono alla ricerca del vello d’oro e se fosse appeso proprio all’albero del mio corpo? Vorrei che il mio corpo fosse il mondo, la mia testa l’aurora, l’occhio il sole, il respiro il vento, la bocca spalancata il fuoco universale, il ventre l’atmosfera, l’inguine la terra, gli arti i punti cardinali, i piedi i giorni e le notti, le ossa le costellazioni, gli intestini i fiumi, il fegato le montagne, i peli l’erba, come nelle Upanisad vediche. Io sono l’est e l’ovest, la terra e il mare, sono la mia casa, sono fatta di fuoco e di spuma e modellata nella polvere e nella rugiada oltre il corpo e l’anima. Quando mi agito sono tuono, quando piango mare, il sangue è il tramonto, il cantare la quiete del deserto, la danza l’origine di tutte le cose e il loro compimento per scoprire che in un’arancia c’è l’universo intero...riesco a trovarne una anche se fuori stagione, la sbuccio e sento l’odore agrumato e fresco, comincio a mangiarla lentamente, molto lentamente, mangiata così ha un sapore diverso, riesco ad immaginare l’albero da cui proviene, la terra che l’ha nutrito, poi penso all’arancia che ammuffisce per ritornare terra...alla vita che corre veloce che mi rincorre...ho paura eppure gli alberi non hanno paura, mi fermo, mi volto, la guardo dritto dentro gli occhi, sento il battito nel cuore della terra, lei mi sorride allora mi accorgo che era tutto un gioco e lascio che mi prenda, riprendo fiato, Respiro, Respiro la Vita!

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  12. 7 giugno 2010
    La metro, salutare questi occhi vivaci, questo ritmo calmo.
    La mia fame non si placa. Grida, ma grida e tace.
    È un pugno nella gola, e un respiro sospeso, rubato, tremato, è buio cieco e lacrime silenziose, è movimento lento e presente, abbandonato, come un tronco alla deriva, follemente stanco, perdutamente stanco.
    Come farò a rialzarmi da qui. Come farò?
    Voglio una volontà feroce. A chi posso arrendermi altrimenti? chi può sostenermi?
    La terra forse o l’ara o il nulla che dilaga e riempie tutta la solitudine. Devo arginarlo, confinarlo e muovere continuamente e cercare scintille, una dopo l’altra si spengono in un istante. È troppo buio il buio, è troppo grande il nulla ed io sono molto stanca. E ho molta paura.
    Non posso rimanere qui e sprofondare e piangere, non posso seguire questo corpo che cade e più non trova appigli ma solo pesi, e deve farsi il respiro più forte e poi ci vogliono tanti respiri e tanti piccoli passi, tutti faticosi, tutti col pericolo di cadere, e solo alla fine all’improvviso sto su, dentro una vertigine.
    È così facile scendere ancora, e quando il corpo resiste, buttarsi.
    È più facile morire. Solo è più doloroso. Soprattutto se vuoi vivere, vivere e amare.
    E le radici si aggrappano al fondo del buio, e piano molto piano arriva un calore.
    E sento la voce e il corpo ma non sento l’energia, il battito del cuore, e tutto scaccio via, il buio nero che mi dipingo intorno, che mi stava appiccicato come un’ombra oscura e inquieta. Tutto lavo via e mi perdo in un gioco di specchi, e poi trovo te, e ho paura,, perché proprio tu, con quell’intensità e quella leggerezza, con quella forza e la delicatezza, tu che puoi leggermi lontano ed io che non posso tanto proteggermi, per fortuna c’è un gioco ed io posso dimenticarmi e seguirti, dentro un arcobaleno, in un flusso che si arrotola nell’universo, ed è la linea del tao, sinuosa, ed è il margine del caos, non posso restare qui per sempre. Anche se vorrei tanto.
    I veli non mi aiutano.
    Scelgo uno viola con uno strascico rosa acceso, un velo doppio. Si muove lentissimo, ed è così leggero sui piedi e così pesante sulle mani, pesantissimo, sento tutta la trama e la ruvidezza, mi solca piano, poi fa una danza terrena e pesa, pesa così tanto, che non vola, che lo seguo e quando tutto si ferma io sto cercando di reggere me e la terra. Niente deve passare, come nel sogno, niente deve bloccarsi, o loro arrivano, tutte quelle paure senza nome.
    In questa forma non riesco a vedere e a scegliere, qualcuno sta volando. Non succede niente, fino a che non si scopre un trio. E arrivi tu, con il tuo sorriso grande, e una grande energia. E per fortuna scegli. Sono leggerezza allora, ed io lo so, com’è la mia leggerezza, è un’onda fluida e scorre e ritorna, srotolandosi, ogni gesto come può.
    Io sono questo gesto rotondo, scelgo, e ti vedo e ti sento solida e forte, un bellissimo cemento, e anch’io sono forte, non pesante adesso, il corpo segue e accoglie e contiene. Alla fine sono tronco, forse ce la faccio a tenere questa fuga verso l’alto, questo vento, che gioca lontano. Sento fluire la tua energia e posarsi e abbracciare più stretta questa vita fragile, così tutto si trasforma, anche la mia direzione, ora è cielo, altissimo, quante cose devo buttare giù dal cielo, tutto quello che sono, che ero, e questo silenzio vorace e la fame e il desiderio folle. Devo ucciderli, distruggerli, chiudere il cuore e il respiro leggero e in apnea scendere giù, nella terra nei piedi, e sui piedi risorgere.
    Un’altra volta.

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  13. ...Raggiungo il vuoto e l'apertura, il ritmo veloce e il ritmo più lento, la forza e la leggerezza, l'unicità e l'unione, lo spazio dentro e lo spazio fuori... Sento emozioni, movimenti nuovi e ancestrali, libertà... un fuoco dentro che finalmente si incendia in un'espressione pura e priva di giudizi...Coltivo la calma. Tocco parti inesplorate di me in una danza dell'anima...Assorbo e danzo l'armonia... Mentre diecimila cose sorgono e svaniscono, si fondono e confondono...trovo me... e contemplo il mio ritorno alla radice...

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  15. C'è nell'aria una danza, battiti di cuore, e silenzio.
    La terra che guarda il cielo.Parole misteriose. Poesia.
    Freme la montagna, qualche lacrima si insinua verso valle.
    Riapro gli occhi mentre scuotiamo foglie
    e leggeri avanziamo nel cuore del bosco.
    Una meraviglia.
    In alto il sole brilla ed illumina buio e profumate radici.
    Il seme è portato dal vento.
    Tu mi hai chiamato per nome

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